Cardiologia, impianti con valvole aortiche senza bisturi non solo per anziani
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- Creato 19 Dicembre 2019
- Pubblicato 19 Dicembre 2019
ROMA, 19 dic. – L'impianto della valvola aortica senza bisturi per via percutanea (TAVI) potrebbe diventare un'opzione per tutti i pazienti con stenosi aortica candidabili all'impianto di una valvola biologica, e cambiare quindi la storia clinica anche nei pazienti più giovani.
Sono queste le conclusioni degli esperti riuniti in occasione dell'80° Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia (SIC), a Roma dal 12 al 15 dicembre.
Gli studi più recenti hanno infatti iniziato a indagare l'impiego della TAVI in pazienti più giovani e a basso rischio operatorio, dimostrandone l'efficacia e una riduzione del 50% del rischio di ictus; anche la probabilità di morte e di nuovi ricoveri diminuisce, inoltre si accorcia il tempo per il recupero post-operatorio rispetto all'intervento chirurgico standard. Dati che secondo i cardiologi potrebbero far aumentare del 70% il ricorso a questo intervento più 'soft' per la sostituzione della valvola aortica, che prima o poi può diventare necessaria per il milione di italiani che soffrono di stenosi aortica: riguarda il 10% degli over 65 ed è la patologia valvolare più diffusa, che porta alla necessità di impianto della valvola in circa 250.000 pazienti (2% della popolazione anziana). La selezione della corretta strategia di trattamento deve essere sempre fatta, come sempre nel singolo paziente.
"Fino a oggi impiantavamo le valvole cardiache per via percutanea soltanto a pazienti anziani o con molte patologie, con un rischio operatorio elevato: per questi pazienti la TAVI ha costituito un vero salvavita, perché non c'erano altre opzioni sicure per intervenire in caso di stenosi aortica – spiega Ciro Indolfi, presidente SIC – i nuovi dati a disposizione indicano che la TAVI offre gli stessi risultati della chirurgia tradizionale anche nei pazienti più giovani e a basso rischio operatorio, rivelandosi addirittura migliore in termini di incidenza di morte, ictus, re-ospedalizzazione ad un anno: il rischio di ictus, per esempio, si riduce del 50%. Questo significa che potremo evitare un intervento cardiochirurgico a migliaia di pazienti più giovani: una notizia molto positiva, perché non esiste una prevenzione o una terapia farmacologica per la stenosi aortica e purtroppo si tratta di una patologia in aumento. In Italia il 2% della popolazione in età avanzata, pari a circa 250.000 persone, ha una stenosi severa con indicazione all'intervento di sostituzione; quando compaiono i sintomi infatti l'aspettativa di vita si riduce drammaticamente, con una sopravvivenza media di 2-3 anni in persone con angina o sincope e di soli 1-2 anni in pazienti con scompenso cardiaco. L'unica strategia efficace per allungare e migliorare la vita è quella di impiantare una nuova valvola cardiaca".
(askanews)
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