Ricerca, scoperti geni capaci di predire la metastasi del cancro al seno
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- Creato 08 Marzo 2019
- Pubblicato 08 Marzo 2019
ROMA, 8 mar. – Grazie ad una ricerca coordinata dai professori Pier Paolo Di Fiore e Salvatore Pece dell'Istituto Europeo di Oncologia (IEO) e dell'Università degli Studi di Milan, è stato identificato un gruppo di geni specifici delle cellule staminali del cancro con cui in futuro potrebbe essere possibile predire il rischio di sviluppare metastasi. Una scoperta che potrebbe portare a una più accurata personalizzazione dei trattamenti e allo sviluppo di nuove terapie.
Le cellule di un tumore non sono tutte uguali: la maggior parte si divide un certo numero di volte e poi si arresta, mentre alcune continuano a farlo promuovendo sia l'accrescimento della massa tumorale sia la diffusione di metastasi.
Nel caso del cancro della mammella il gruppo aveva già chiarito che esiste un'associazione tra la sua aggressività e il numero di staminali presenti nel tumore. Ora, però, aggiunge un nuovo tassello di conoscenza. I risultati di uno studio sostenuto da AIRC, pubblicati sulla rivista Ebiomedicine, mostrano una firma molecolare specifica di queste cellule, che potrebbe essere utilizzata per prognosi sempre più accurate, e per trattamenti sempre più personalizzati e anche per sviluppare nuove terapie.
"Cercare fisicamente le staminali all'interno di un tumore non è semplice", spiega Di Fiore, "per questo abbiamo cercato di identificare una firma molecolare: un insieme di geni espressi ad alti livelli in queste cellule, ma non in altre". I ricercatori sono riusciti a individuare 20 geni con queste caratteristiche, per cui analizzando i loro livelli di espressione si può capire quanto siano abbondanti e aggressive le staminali in un tumore. La nuova firma è stata analizzata in più di 2.000 pazienti con tumore del seno seguite per circa 15 anni all'IEO. Incrociando i dati molecolari con le informazioni cliniche è emerso che la firma permette di distinguere le pazienti a bassa staminalità (con poche cellule staminali tumorali, e poco aggressive) da quelle ad alta staminalità e che nel secondo caso la firma predice un rischio più elevato di sviluppare metastasi.
"La firma molecolare staminale che abbiamo sviluppato – aggiunge Pece – è in grado di misurare il rischio di metastasi in tumori mammari molto differenti tra loro, come nel caso dei tumori luminali e triplo-negativi". "Ora si tratta di confermare le osservazioni fatte, in un numero maggiore di pazienti anche di altri paesi, e ci stiamo già lavorando" conclude Di Fiore.
(askanews)