Ricerca, scoperti geni capaci di predire la metastasi del cancro al seno

  • Stampa

Ricerca2ROMA, 8 mar. – Grazie ad una ricerca coordinata dai professori Pier Paolo Di Fiore e Salvatore Pece dell'Istituto Europeo di Oncologia (IEO) e dell'Università degli Studi di Milan, è stato identificato un gruppo di geni specifici delle cellule staminali del cancro con cui in futuro potrebbe essere possibile predire il rischio di sviluppare metastasi. Una scoperta che potrebbe portare a una più accurata personalizzazione dei trattamenti e allo sviluppo di nuove terapie.

Le cellule di un tumore non sono tutte uguali: la maggior parte si divide un certo numero di volte e poi si arresta, mentre alcune continuano a farlo promuovendo sia l'accrescimento della massa tumorale sia la diffusione di metastasi.

Nel caso del cancro della mammella il gruppo aveva già chiarito che esiste un'associazione tra la sua aggressività e il numero di staminali presenti nel tumore. Ora, però, aggiunge un nuovo tassello di conoscenza. I risultati di uno studio sostenuto da AIRC, pubblicati sulla rivista Ebiomedicine, mostrano una firma molecolare specifica di queste cellule, che potrebbe essere utilizzata per prognosi sempre più accurate, e per trattamenti sempre più personalizzati e anche per sviluppare nuove terapie.

"Cercare fisicamente le staminali all'interno di un tumore non è semplice", spiega Di Fiore, "per questo abbiamo cercato di identificare una firma molecolare: un insieme di geni espressi ad alti livelli in queste cellule, ma non in altre". I ricercatori sono riusciti a individuare 20 geni con queste caratteristiche, per cui analizzando i loro livelli di espressione si può capire quanto siano abbondanti e aggressive le staminali in un tumore. La nuova firma è stata analizzata in più di 2.000 pazienti con tumore del seno seguite per circa 15 anni all'IEO. Incrociando i dati molecolari con le informazioni cliniche è emerso che la firma permette di distinguere le pazienti a bassa staminalità (con poche cellule staminali tumorali, e poco aggressive) da quelle ad alta staminalità e che nel secondo caso la firma predice un rischio più elevato di sviluppare metastasi.

"La firma molecolare staminale che abbiamo sviluppato – aggiunge Pece – è in grado di misurare il rischio di metastasi in tumori mammari molto differenti tra loro, come nel caso dei tumori luminali e triplo-negativi". "Ora si tratta di confermare le osservazioni fatte, in un numero maggiore di pazienti anche di altri paesi, e ci stiamo già lavorando" conclude Di Fiore.

(askanews)


Questo sito utilizza cookie di terze parti (leggere la pagina informativa per approfondimento). Continuando con la navigazione si accetta il loro uso. Per informazioni dettagliate sulla normativa dei cookies, leggi la nostra privacy policy.

Accetto i cookies per questo sito.

EU Cookie Directive Module Information