Ricerca, un vaccino italiano per controllare l'Hiv
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- Creato 15 Febbraio 2019
- Pubblicato 15 Febbraio 2019
ROMA, 15 feb. – Il vaccino Tat rappresenta la nuova frontiera per il controllo dell'Hiv.
Messo a punto dall'équipe guidata da Barbara Ensoli, Direttore del Centro Nazionale per la Ricerca su HIV/AIDS dell'Istituto Superiore di Sanità , il vaccino è capace di ridurre drasticamente il serbatoio del virus latente nell'organismo consentendo così di controllare la malattia anche dopo aver sospeso le cure con antiretrovirali.
Gli incoraggianti risultati di uno studio durato otto anni e condotto in altrettanti centri clinici di tutta Italia, sono stati pubblicati sulla rivista open access "Frontiers in Immunology" e, come sottolineato dalla stessa Ensoli, "aprono nuove prospettive per una cura "funzionale" dell'HIV: una terapia in grado di controllare il virus anche dopo la sospensione dei farmaci antiretrovirali, offrendo opportunitĂ preziose per la gestione clinica a lungo termine delle persone con HIV, riducendo la tossicitĂ associata ai farmaci, migliorando l'aderenza alla terapia e la qualitĂ di vita, problemi di grande rilevanza soprattutto in bambini e adolescenti, con l'obiettivo, in prospettiva, di giungere all'eradicazione del virus".
Quasi 40 anni dopo la scoperta del virus, l'HIV/AIDS rimane infatti un'emergenza globale che colpisce soprattutto le fasce piĂą povere e fragili della popolazione mondiale, in particolare le donne e i bambini, gli omosessuali, bisessuali e transgender (LGBT), i lavoratori del sesso, le popolazioni migranti, gli utilizzatori di sostanze iniettabili. A oggi, ben 40 milioni di persone nel mondo convivono con l'infezione da HIV, la metĂ delle quali senza ricevere alcuna terapia.
E la stessa cura per HIV/AIDS richiede ancora molti sforzi, ingenti investimenti e strategie innovative per l'eradicazione del virus. Il virus, infatti, non può essere eliminato dalla terapia antiretrovirale perché persiste senza replicarsi, in alcune delle cellule infettate, sotto forma di DNA virale. Una forma "silente" che costituisce un "serbatoio di virus latente" invisibile al sistema immunitario e inattaccabile dalla terapia, ma che periodicamente si riattiva e comincia a replicarsi; pertanto, l'interruzione delle cure determina inevitabilmente la ripresa dell'infezione. Di qui la necessità di assumere la terapia ininterrottamente per tutta la vita.
Il nuovo studio, che ha coinvolto 92 volontari, ha mostrato nei vaccinati con la proteina Tat un forte calo del DNA provirale nel sangue, avvenuto con una velocità in media 4-7 volte maggiore di quella osservata in studi analoghi in pazienti trattati solo con terapia antiretrovirale. Nei volontari vaccinati, inoltre, la riduzione del serbatoio di virus latente si è associata ad un aumento delle cellule riscontrate anche in rari pazienti, denominati post-treatment controllers, che sono in grado di controllare spontaneamente la riattivazione della replicazione virale dopo aver sospeso la terapia, i quali hanno, infatti, un serbatoio di virus latente di dimensioni assai ridotte.
(askanews)
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