Mano robotica, su una donna il primo impianto al mondo
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- Creato 09 Febbraio 2019
- Pubblicato 09 Febbraio 2019
PISA, 9 feb. – Grazie ad un intervento chirurgico pioneristico, una donna svedese è stata la prima beneficiaria al mondo di un impianto transradiale (sotto il gomito) stabile e permanente per il controllo di una mano robotica.
Sono stati innestati impianti in titanio nelle due ossa dell'avambraccio della donna (radio e ulna), sfruttando la tecnica dell'osteointegrazione combinata alle interfacce muscolari.
L'impianto potrĂ essere utilizzato nella vita di tutti i giorni e consentirĂ di controllare in modo naturale la mano robotica e di restituirne le percezioni sensoriali.
La svolta è arrivata all'interno del progetto di ricerca europeo DeTOP (Dexterous Transradial Osseointegrated Prosthesis with neural control and sensory feedback), coordinato dall'Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e finanziato dalla Commissione Europea all'interno del programma Horizon 2020.
Il nuovo impianto è stato sviluppato in Svezia dal team guidato da Max Ortiz Catalan presso Integrum, l'azienda che per prima ha realizzato una protesi artificiale usando la tecnica dell'osteointegrazione, in collaborazione con la Chalmers University of Technology. L'intervento chirurgico, il primo nel suo genere, si è svolto presso lo Sahlgrenska University Hospital in Svezia sotto la guida del prof. Richard Brånemark e del dottor Paolo Sassu.
Il progetto DeTOP è coordinato da Christian Cipriani, direttore dell'Istituto di BioRobotica, e include anche Prensilia srl, azienda spin-off dell'Istituto di BioRobotica della Scuola Sant'Anna, Lund University, Gothenburg University, University of Essex, Swiss Center for Electronics and Microtechnology, l'Università Campus Bio-Medico di Roma, il Centro Protesi INAIL e l'Istituto Ortopedico Rizzoli.
L'impianto funge da tramite tra lo scheletro e la mano robotica sviluppata dalla Scuola Superiore Sant'Anna e da Prensilia. I benefici sulla vita quotidiana, sia da un punto di vista pratico che all'interno della dimensione sociale, sono molteplici: la tecnica osteointegrata permette infatti di superare i limiti delle protesi convenzionali le quali possono riprodurre solo un paio di movimenti grossolani, come aprire e chiudere la mano.
Col nuovo impianto invece, – spiega la Sant'Anna di Pisa – attraverso sedici elettrodi inseriti nei muscoli residui, sarà possibile estrapolare una quantità maggiore di informazioni al fine di consentire un controllo più efficace della mano robotica. Le attuali protesi di mano hanno anche un feedback sensoriale limitato. Non forniscono infatti percezioni tattili quando si afferra un oggetto o si interagisce con un'altra persona e l'ambiente circostante, costringendo la persona a fare affidamento solo sulla vista mentre usa la protesi. Grazie agli elettrodi impiantati nei nervi, che servono a creare un collegamento diretto tra la protesi e il sistema nervoso, la donna potrà recupererare le sensazioni tattili perdute dopo l'amputazione attraverso dei sensori che guidano la stimolazione del nervo.
(askanews)
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