Rinnovabili, Enea: 'L'Italia ha già raggiunto gli obiettivi Ue 2020'
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- Creato 20 Aprile 2017
- Pubblicato 20 Aprile 2017
ROMA, 20 apr. – In base ai dati dell'Analisi Trimestrale Enea del Sistema Energetico, nel 2016 l'Italia ha raggiunto con 4 anni di anticipo gli obiettivi europei di fonti rinnovabili sui consumi finali di energia (con il 17,6% contro il 17% al 2020), l'elettricità prodotta è stata più green grazie al maggiore utilizzo di gas (+13%) e al forte calo del carbone (-21%) e i consumi di energia sono rimasti stabili.
L'analisi evidenzia, tuttavia, diversi elementi di preoccupazione come il rallentamento della crescita delle rinnovabili, il peggioramento delle prospettive di decarbonizzazione post-2020 e il persistente elevato livello dei prezzi dell'energia, con evidenti ripercussioni sulla competitività delle nostre imprese. Infatti, nonostante il calo del 5% registrato nel 2016, il costo del kilowattora per le industrie italiane resta fra i più alti d'Europa.
Lo stesso accade – si legge nel nuovo numero del periodico ENEAinform@ – per i prezzi del gas che sono diminuiti, ma meno che negli altri principali Paesi europei penalizzando soprattutto le piccole utenze che pagano il 15% in più rispetto alla media-Ue e che, nel 2016, hanno visto allargarsi ulteriormente la forbice con le grandi utenze a livello nazionale, arrivando a pagare un prezzo quasi doppio.
Non poche criticità riguardano poi le prospettive di decarbonizzazione nel medio-lungo termine: nel 2016 le emissioni di CO2 sono tornate a diminuire (-0,8%) e gli obiettivi al 2020 sembrano a portata di mano; tuttavia, un'analisi più approfondita rivela che i target al 2030 potrebbero porre difficoltà soprattutto nel settore dei trasporti e del riscaldamento degli edifici.
"L'elemento di novità che emerge dalla nostra analisi – spiega il ricercatore Enea Francesco Gracceva – è proprio questo: il 'rischio 2030', tenuto conto che, a differenza di altri Paesi, in Italia la forte diminuzione di consumi di energia ed emissioni di CO2 degli ultimi anni è stata legata non tanto a cambiamenti strutturali, ma alla diminuzione dell'attività economica. Un altro segnale cui prestare forte attenzione è la riduzione dei tassi di sviluppo delle rinnovabili riscontrata negli ultimi anni".
Non solo: lo stop dei reattori nucleari francesi a fine 2016/inizi 2017 ha spinto la domanda di punta del gas quasi ai massimi storici di 5 anni fa e rivelato che l'overcapacity del sistema elettrico italiano è meno ampia di quanto non si credesse. Dall'insieme di questi elementi deriva una riduzione dell'indice Enea-Ispred (Indice Sicurezza, PRezzi dell'Energia e Decarbonizzazione) da 0,53 a 0,51 su base annua, a sottolineare il "leggero peggioramento" nel grado di soddisfacimento del 'trilemma energetico', ovvero coniugare prezzi bassi, alta sicurezza, forte decarbonizzazione.
Il 2016, infine, è stato l'anno della ripresa dei prezzi del petrolio, ma diversi segnali fanno pensare che difficilmente possano tornare su livelli molto più elevati degli attuali, ammesso che non tornino a scendere. In Italia l'import mantiene un elevato grado di diversificazione, con un forte aumento dal Medio Oriente e la drastica riduzione dall'Africa; in forte calo la produzione nazionale (-41%) per il blocco degli impianti in Val d'Agri (peraltro ora superato).
Per quanto riguarda il gas, invece, a livello nazionale sono in ripresa le importazioni dall'Algeria e in leggero calo quelle dalla Russia, mentre nel resto d'Europa nel 2016 le esportazioni russe hanno raggiunto il massimo storico grazie a prezzi ai minimi degli ultimi 12 anni.
(askanews)