Quanto costa un investimento in Italia? I dati dell’ESMA rispondono alla domanda

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Creato 12 Maggio 2020

Pubblicato 12 Maggio 2020

MANTOVA, 08 mag. - L'Autorità Europea degli Strumenti Finanziari e dei Mercati (ESMA) come sempre ha reso noto il suo report statistico sui costi e le performance degli strumenti di investimento a disposizione per gli investitori retail all'interno dell'UE.

In Europa gli strumenti come i fondi, quindi investimenti collettivi, restano l'opzione maggiormente scelta per chi ha intenzione di investire.

Il campione scelto dall'ESMA per le sue valutazioni prende in considerazione strumenti che raccolgono circa 4 miliardi di investimenti detenuti da investitori retail. Anche qui, componente fondamentale per un investimento restano i costi, che molto possono dire sul successo nel lungo termine: per gli investitori retail risultano superiori rispetto a chi investe a livello istituzionale.

Negli ultimi anni i costi europei sono rimasti grossomodo stabili, anche a fronte di strumenti di investimento con più popolarità come gli ETF, capaci di offrire agli investitori un rendimento netto migliore soprattutto per i loro bassi costi. I fondi attivi sono più cari degli ETF di cui sopra, ed hanno costi leggermente più complessi, sia per quel che riguarda l'ingresso, sia per quel che riguarda le uscite sostanziali. Nota positiva: potrebbero garantire a chi vi investe una remunerazione del rischio migliore. Ma è sempre vero che il maggior esborso genera una miglior performance? Di rado. L'ESMA, nella sua ricerca, ha confermato molte evidenze, sottolineato anche che il fattore dei costi è determinante nel penalizzare la performance netta dei fondi attivi, quelli che riguardano direttamente l'investitore e quel che si mette in tasca a tutti gli effetti.

Questo è comprovato dal fatto che, in un lasso temporale ampio e superiore perlopiù ai tre anni, i fondi attivi non battono quasi mai il benchmark dei fondi passivi, al netto dei costi. Con un orizzonte di tre anni, o inferiore, questi invece riescono a surclassare il benchmark. In questo non va dato per scontato che un investitore riesca a selezionare questi fondi che, stando ad ESMA, variano di anno in anno. La conclusione che ne deriva è che i fondi attivi generalmente sono tendenti a sottoperformare i fondi passivi. Anche su orizzonti più brevi, solo i migliori fondi attivi riescono a fare meglio dei passivi.

Nel campione europeo, come si posiziona l'Italia? ESMA, purtroppo, ha confermato il trend degli ultimi anni: gli italiani quando investono sono quelli che pagano di più su tutti i tipi di fondi. Ciò è imputabile al fatto che nel nostro Paese i costi di distribuzione sono elevati, anche a causa del modello di risparmio dell'industria italiana. Sempre ESMA, nel bollettino 2019, aveva specificato come il 70% delle spese pagate dagli investitori italiani per i fondi vada in realtà a vantaggio della filiera distributiva.

(informazione commerciale)