Investimenti pubblici e privati per far ripartire il lavoro: sciopero unitario dei sindacati il 14 giugno per chiedere al governo di riportare il lavoro al centro
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- Pubblicato 23 Maggio 2019
MANTOVA, 23 mag. - Politiche industriali che garantiscano investimenti pubblici e privati sul lavoro in modo da ricreare un sistema virtuoso in grado di generare posti di lavoro e ripresa strutturale; sostegno ai salari e alla domanda interna, ammortizzatori sociali universali e investimenti sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. In una parola: rimettere il lavoro al centro dell'agenda di governo e farlo in fretta.
Questo chiedono i metalmeccanici che il 14 giugno hanno programmato uno sciopero generale unitario nazionale con grandi manifestazioni a Milano, Firenze e Napoli.
Le ragioni dello sciopero sono state illustrate ieri mattina, mercoledì 22 maggio, all'auditorium Mps di Mantova dove si sono riuniti gli Attivi Unitari di Fim-Cisl Mantova, Fiom Cgil Mantova e Uilm. All'incontro hanno partecipato, oltre ai delegati sindacali provinciali, anche Andrea Donegà , Segretario Generale Fim Cisl Lombardia, che ha aperto i lavori, Patricia Lupi, Segretaria Fiom Cgil Lombardia, alla quale sono toccate le conclusioni. Sono inoltre intervenuti i Segretari Provinciali Marco Massari (Fiom Cgil Mantova), Omar Cattaneo (Fim Cisl Mantova), Luciano Di Pardo (Uilm Mantova).
"Lo sciopero si collega direttamente - ha spiegato Patricia Lupi, Segretaria Fiom Cgil Lombardia - alla grande manifestazione del 9 febbraio. Le trasformazioni che stanno investendo il mondo delle imprese metalmeccaniche e più in generale il sistema della manifattura, impongono scelte che devono essere in grado di rispondere alla necessità di crescita dei settori strategici attraverso il rilancio degli investimenti pubblici e privati, il sostegno all'occupazione, ai salari e alla domanda interna".
I sindacati sono preoccupati per "l'arretramento industriale - ha detto Andrea Donegà - che sta colpendo il paese dovuto in parte alla sfavorevole congiuntura economica mondiale, ma in parte dovuta anche agli interventi del governo che non incidono sul lavoro e sulla crescita economica in generale. Le stime di crescita del Paese diffuse dall'Ocse indicano un Pil poco sopra lo 0 e proiezioni di allargamento del debito preoccupanti. Insomma, il rischio recessione non è fantascienza".
Per questo motivo i sindacati chiedono al governo di "far ripartire - ha proseguito Patricia Lupi - gli investimenti pubblici e privati, far ripartire la contrattazione collettiva e sciogliere il nodo produttività facendo partecipare maggiormente i lavoratori per favorire gli investimenti delle imprese e dare una spinta alla crescita dei salari". Per Fim, Fiom e Uilm le politiche pubbliche devono concentrarsi su ciò che crea lavoro, sull'occupazione, sulla qualità e la dignità del lavoro e in questo contesto misure come il reddito di cittadinanza nono possono essere sostitutive di questo impegno e, soprattutto, non possono essere il solo strumento di lotta alla povertà .
I sindacati chiedono maggiore attenzione e maggiori investimenti sulla sicurezza nei luoghi di lavoro "perché - spiegano - si deve andare a lavorare con la certezza di tornare a casa. Servono investimenti. Su 480mila imprese lombarde negli ultimi 10 anni solo il 5% ha avuto un'ispezione dall'Inail e questo perché mancano le risorse per farlo".
Un'attenzione sulla contrattazione collettiva di secondo livello, come quella che sta interessando i lavoratori della Belleli che ne chiedono il rinnovo, è stato sollevato da Marco Massari, segretario provinciale della Fiom Cgil Mantova: "A Mantova solo il 30% delle aziende metalmeccaniche ha contratti di secondo livello, percentuale che scende al 20% a livello nazionale. Sarebbe il caso di allargare questa contrattazione, ma attualmente anche dove esiste si fa fatica a rinnovarla, come dimostra il caso Belleli".