Sla, ricerca, secchiate e tanta superficialitÃ
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- Creato 30 Agosto 2014
- Pubblicato 30 Agosto 2014
Andiamo controcorrente: Vittorio Sgarbi è la più grande occasione persa dalla cultura italiana degli ultimi anni.
Solo la brama di fama e di soldi ha impedito a questo personaggio dall'eloquio senza pari di diventare il più magistrale divulgatore culturale televisivo, riducendolo invece sempre più spesso a maschera di se stesso e grottesca macchietta da seconda serata. Peccato.
Peccato, perché durante una recente un'ospitata a "In onda" su La7, ha tirato fuori una delle sue intuizioni da fuoriclasse.
Il tema - e come poteva essere altrimenti - è quello delle secchiate di acqua gelata a favore della ricerca contro la Sla che sta imperversando sulle tv e i social di tutto il mondo, in particolare quella freschissima del premier Matteo Renzi, che ovviamente non ha perso questa ennesima occasione per far vedere al paese quanto lui sia diverso rispetto a quella casta di vecchi politici e policanti.
E quando la conduttrice, per ribattere alla stroncatura irridente di Sgarbi, gli ha ricordato che, insomma, anche negli Stati Uniti importantissimi personaggi si sono prestati a questa pratica, lui ha chiosato così: «Non è che in America manchino i coglioni...». Applausi.
Ora, il tema della catena di Sant'Antonio dei secchi d'acqua a favore dei malati di sclerosi - funziona così: o fai una donazione o ti tiri una secchiata e nomini pubblicamente tre persone che devono fare lo stesso - stimola due riflessioni.
La prima è anche la più ovvia: è del tutto evidente che alla stragrande maggioranza dei partecipanti al giochino, dei malati non interessa un bel niente.
La doccia gelata non è altro che un clamoroso selfie, un ennesimo atto di esibizionismo figlio di questi tempi tutta apparenza e zero sostanza e competenza. E quindi del tutto aderente al vuoto cerebrale, alla debolezza di pensiero di attricette, cubisti in disarmo, intellettuali di serie B, sportivi di serie C, politici di serie D, bolliti e stracotti che pensano di darsi una botta di vita con il rischio che qualcuno si accorga della loro esistenza.
E tutti quanti assieme, disperatamente, ci si attacca al secchio, perché, diciamoci la verità , se non c'è nessuno, ma proprio nessuno che ti nomina per una secchiata gelida vuol dire che conti davvero poco. Di buffonata in buffonata, in futuro si potrebbe dar vita a una serie infinita di fantasmagoriche e grottesche catene di Sant'Antonio: in fine dei conti si fa qualsiasi cosa se è a fin di bene.
La seconda riflessione riguarda invece l'ennesima conferma della sudditanza culturale e psicologica che noi poveri italioti con l'anello al naso abbiamo nei confronti del "padrone" americano.
Non c'è niente da fare, appena la storia della doccia gelata si è trasferita dal cuore dell'impero all'ultima, pittoresca e fallimentare delle province si è trasformata da stravagante gioco di società - che però ha già raccolto 42 milioni di dollari di donazioni - a pagliacciata da bar di periferia, che infatti ha racimolato la penosa cifra di poco più di 30mila euro.
Forse è meglio volare bassi. Aiutare il prossimo è una cosa seria, che costa soldi, fatica e un'anima nobile che non tutti hanno. E che vale soprattutto quando è sorretta da una condizione: se è gratuita e soprattutto anonima.
La ricerca non ha bisogno né di selfie né di pseudo amici ritardati che twittano o postano idiozie.
E chi non è d'accordo si tiri pure una secchiata d'acqua in testa.
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