La quarantena al tempo dei Social
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- Creato 15 Marzo 2020
- Pubblicato 15 Marzo 2020
#Restiamoacasa è l'hashtag, la parola d'ordine che imperversa su tutti i social da due giorni. Segno che - forse, finalmente- il messaggio è stato recepito.
I contagi crescono a ritmi vertiginosi. Migliaia ogni ventiquattr'ore. La Lombardia insieme ad altre province diventa zona rossa. Poi lo diventa tutta l'Italia. Non si esce, non si entra. Fa paura.
Ă la quarantena ai tempi dei social network.
L'epoca in cui influencer come Chiara Ferragni lanciano raccolte fondi per aiutare gli ospedali in difficoltĂ , e riescono a ottenere centinaia di migliaia di euro in poche ore. L'epoca in cui gli abituali personaggi dello spettacolo - tra cui i volti "amici" di Fiorello e Amadeus - escono dai riflettori degli studi televisivi e usano Instagram per parlare ai loro telespettatori, e ribadire il concetto - state a casa - con il tono di sempre. Nelle stesse ore, i cantanti fanno dirette da casa con il proprio smartphone e suonano ai loro fan le canzoni di sempre, o ne cantano di nuove, per rassicurarli, per spaccare quello schermo ed essere come sotto a un palco. Vicini.
CosĂŹ ho fatto un piccolo sondaggio sulla mia pagina Instagram, chiedendo alle persone come avrebbero vissuto in zona rossa.
C'è chi approfitta per studiare, dopotutto c'è la Maturità , ci sono gli esami di terza media e quelli universitari, che non finiscono mai. E tra una pagina e l'altra, magari si fa una pausa per guardare un altro episodio della serie tv su Netflix appena uscita.
C'è chi si allena in casa, con i pochi attrezzi che può utilizzare, chi si cimenta in nuove ricette culinarie per far passare la paura, chi legge la pila di romanzi abbandonati sul comodino e chi scrive canzoni. E chissà che da questa quarantena non escano capolavori di pittura, letteratura, invenzioni scientifiche.
E c'è anche chi è in attesa. Attesa di laurearsi, come Lucia, Sara o Genni, che non sanno ancora se è arrivato il momento di imparare il discorso a memoria. O se lo dovranno fare tramite una webcam.
Attesa di rivedere l'amore, come Federica che scrive lettere a una persona che vive in un altro paese e Dio solo sa quando potranno incontrarsi.
Attesa di riabbracciare i nipoti, o i nonni, che non andiamo a trovare da un po' di giorni per proteggerli.
Concerti, voli cancellati, viaggi pianificati da anni e sogni della vita rimandati a data da destinarsi.
E a quel punto ho chiesto alle persone quale fosse la loro paura piĂš grande in questa situazione. E le risposte - incredibilmente simili - mi hanno fatta sentire inerme.
Paura non per me, ma per le persone vicine.
Paura per la fragilitĂ delle mie nonne.
Paura di non poter vedere a lungo i miei familiari lontani.
Paura di non vedere il mio compagno.
Paura di vedere i miei genitori terrorizzati.
Paura che duri troppo a lungo.
Paura che non ci sia una scadenza certa.
Paura che non finisca mai.
Paura che gli ospedali debbano scegliere.
Paura dell'egoismo.
Paura dell'ignoranza.
Paura di ritornare alla normalitĂ .
Paura di come andremo avanti.
E se è vero che quando le paure vengono pronunciate ad alta voce perdono un po' del potere, io le lascio qui. Immobili, sotto controllo.
In modo che tutti possiamo averle a portata di mano, per ricordarci che nel nostro piccolo possiamo evitare che si avverino.
Linda Auria
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