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Renzi in tv e una campagna referendaria di basso profilo

RenziMatteo7Sono bastati pochi minuti del confronto televisivo fra Renzi e Zagrebelsky per avere immeditamente la visione della campagna referenderia di basso profilo che ci aspetta da qui al 4 Dicembre.

Il fronte del Sí ha un solo capitano, Matteo Renzi, che ci sta mettendo la faccia, anche se é difficile capire se piú nel ruolo di Premier o di segretario di partito. I due ruoli si sovrappongono spesso e in caso di sconfitta sarebbero entrambi a rischio. Proprio perché ritenuta cruciale, questa campagna si appoggia sulla strategia comunicativa su cui il renzismo stesso affonda le sue radici: un'alternanza fra rapidi ed esili elementi di riflessione e la facile suggestione di una riforma costituzionale come una sorta di magico antidoto verso i ristagni economici e occupazionali con cui il paese reale si confronta ogni giorno.

Triste poi che il testo della scheda referenderia sia a sua volta figlio delle medesime suggestioni (perché piú comprensibile, dicono, come se la capacitá cognitiva di chi vota dovesse sempre essere alzata o abbassata in base al contesto in cui se ne parla).

Dall'altra parte, il fronte del No é in apparenza compatto, ma ben lontano dal riuscire a costruire un vero muro comune.

Berlusconi e il centro destra stanno sul no principalmente perché Renzi e il PD stanno sul Sí. E anche se non é vero, come letto da piú parti, che la riforma Boschi é cosí simile a quella che propose il governo Berlusconi (quella su cui ci pronunceremo il prossimo 4 dicembre ha un'impronta molto piú centralista), rimane la sensazione che solo il gioco delle parti ha impedito di trovare una buona sintesi fra le due proposte che potesse essere portata davanti al referendum confermativo con un consenso comune. Eppure, nonostante il no di facciata, non sembra che l'intero centro-destra si stia impegnando molto per evitare la vittoria del Sí. Forse anche per non creare attriti con la Lega Nord, che vede in questa riforma del tutto sconfitto quel federalismo che da sempre rappresenta uno dei suoi cavalli di battaglia.

Anche il Movimento Cinque Stelle sta forse sul No principalmente perché Renzi sta sul Sí. Peró almeno ha una coerenza di fondo, che é quella di avere detto di no fin dall'inizio, sia ai contenuti che al metodo con cui la riforma é stata portata avanti. E avere comunque presentato delle proposte alternative, soprattutto sui punti su cui la campagna referendaria fa leva (diminuzione numero dei parlamentari, contenimento dei costi della politica...). Ma il messaggio che manda come rappresentante del fronte del No é quello di una scelta di "pancia", in cui né il cambiamento né il mantenimento dello status quo sembrano essere soddisfacente.

Chi sta invece facendo un'ottima campagna di contenuti, come spesso accade in questi frangenti, é la societá civile appoggiata da quella parte della sinistra che in questa costituzione é nata e ancora si riconosce. Ma rimane il grosso interrogativo di quanto una campagna referendaria cosí intellettuale e ragionata possa far presa sulla massa di indecisi. L'esempio si é visto nel confronto tv fra Renzi e Zagrebelsky. Chiunque masticasse un po' dell'argomento, si accorgeva immediatamente di quanto Zagrebelsky fosse piú competente e lineare nei suo ragionamenti. Ma il suo stile pacato, il suo tono privo di modulazione, il suo atteggiamento cattedratico e le sue motivazioni troppo spesso di difficile comprensione per i profani, erano piú adatte a un'aula universitaria che a uno studio televisivo. Renzi, invece la televisione la conosce bene: ne domina i tempi, il linguaggio, sa alternare con abilitá il politicamente corretto al colpo basso e sa come tendere la trappola mediatica. E vent'anni di Berlusconismo hanno insegnato quanto questi doti in tv possano ribaltare in poche settimane risultati che sembravano scritti in partenza.

Per questo, nonostante i numeri contrari sulla carta, il Sí puó vincere. Ma ha bisogno di tanto Renzi, soprattutto in tv. Quindi prepariamo il telecomando: da qui al 4 dicembre sulle televisioni italiane non si parlerá d'altro.

(g.f.)


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