Piccoli eroi, a tutti noi che compiamo un viaggio
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- Creato 27 Ottobre 2016
- Pubblicato 27 Ottobre 2016
MANTOVA, 27 ott. - L'interpretazione mozzafiato di Simona Gambaro del Teatro del Piccione di Genova in "Piccoli Eroi" è semplicemente indimenticabile.
Sette spettatori, prima dell'inizio dello spettacolo, sono chiamati a sedersi sul palco insieme alla protagonista che interpreta tre donne.
Tre diverse modalità di essere donna. La prima, anziana, ha salutato molto tempo prima i suoi figli che sono partiti per cercare fortuna e non li ha più rivisti. Di loro ha soltanto delle lettere in cui la informano che "va tutto bene". Questa donna rappresentava la separazione.
La seconda donna, molto più giovane, era invece sola nella "tana dell'orco". Attirata con l'inganno dell'affetto da giovanissima era diventata poi la schiava sessuale del suo aguzzino. Sul volto della donna c'era l'orrore. Lei rappresentava l'amore tradito.
L'ultima donna era, invece, incinta. In lei, l'attesa di una nuova vita, e il bilancio di ciò che siamo. "Siamo il risultato di ciò che era prima di noi, delle interazioni che abbiamo avuto con le altre persone nella nostra esistenza, delle esistenze che abbiamo influenzato; e siamo anche ciò che saremo, quando non ci saremo più". Quest'ultima donna rappresentava la speranza.
Lo spettacolo teatrale è di fortissimo impatto emotivo e non può lasciare indifferenti gli spettatori.
La dedica finale è per tutti quei figli e quelle figlie che hanno lasciato le loro case e le loro madri per cercare qualcosa che non avevano.
Alcuni hanno trovato fortuna, altri sono morti.
Un pensiero a tutti i migranti di tutte le epoche e soprattutto della nostra.
Un pensiero a chi ce l'ha fatta e uno a chi non ce l'ha fatta. Fermo restando che ciascuno di noi, a suo modo, è un migrante.
Alessandra Lovatti Bernini
