Caparròs: 'Il mio ritorno al giallo grazie a Camilleri e a un'estate italiana'

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Mantova Festivaletteratura CaparròsMANTOVA, 11 set. - Martin Caparròs presenta la sua ultima fatica letteraria a Festivaletteratura: lo scrittore si sforza di parlare in italiano per tutta la durata dell'incontro condotto da Bruno Arpaia, mettendo da parte il suo caratteristico accento argentino.

Caparròs è prolifico autore di saggi, inchieste giornalistiche e di romanzi come "Amore e Anarchia" e "il terzo corpo": il suo ritorno al giallo dopo vent'anni con il recente "Tutto per la patria" desta la curiosità di Arpaia su come sia arrivato a questa scelta. Con il suo piglio affabile, Cabarròs gli risponde che la scelta è legata all'Italia: "tre anni fa ho passato un'estate incollato ai romanzi del Montalbano di Camilleri, ritrovando quella spensieratezza di leggere che si ha da giovani". Da qui l'idea dell'autore di provare a continuare quel percorso gioioso mettendolo su carta e tornando ad un genere che gli aveva dato grande notorietà.

Arpaia definisce "noir storico" l'ultima creatura dello scrittore e anche il periodo in cui è ambientato delinea una scelta ben precisa che Caparròs spiega con una battuta: "torno all'età dell'oro del tango, gli anni Venti e Trenta dell'Argentina, epoca su cui non si scrive più, considerata roba da museo". Per l'autore quella è stata un'epoca gravida di cambiamenti e tensioni, accomunati dall'esperienza del Tango come filo culturale comune: "è un po' come la trap per la nostra epoca" aggiunge sorridendo Caparròs.

Il punto di partenza della storia raccontata dall'intellettuale argentino – come spiega al pubblico del Festival - è un fatto di cronaca relativo ad un importante calciatore del River Plate, Bernabé Ferreyra detto "la fiera" che rivela tutto un mondo in cui si mescolano malavita, estrema destra e le tensioni presenti nella società dell'epoca. Tra personaggi realmente esistiti, Caparròs inserisce figure frutto di finzione narrativa come il protagonista Andrès Rivarola: "Rivarola ha trent'anni , ma non ha ancora deciso cosa fare della sua vita. È un immigrato italiano di seconda generazione che vuole sentirsi argentino". A questo proposito l'autore sottolinea che lo descriverebbe come un "Chantapufi" termine dispregiativo di derivazione genovese entrato nella lingua argentina. Rivarès cerca il successo come autore di tanghi e la sua relazione con la bionda ed emancipata Raquèl, lo porterà a conoscere alcune delle figure più influenti dell'epoca editori, criminali e anche un giovane ed impacciato Borges.

Per Arpaia è peculiare anche la ricostruzione di una Buenos Aires ancora in fermento e multiculturale in cui il concetto di "argentinità" è sinonimo di accoglienza: Caparròs con amarezza riflette su una società "calecita" come una giostra che gira su sé stessa tornando sempre alle stesse cose. "C'era una forte spinta ad europeizzare il Paese, e a milioni arrivarono dal vecchio continente. Molti lavoratori erano sindacalisti e marxisti, questo portò nuova linfa alla società dell'epoca, ma destabilizzò i nativi ". L'autore spiega così la crepa da cui si genera una idea di "argentinità" basata su una appartenenza rurale, tradizionale e conservatrice che si regge sul "mito" dei Gauchos.

Il riferimento all'attualità è palese e Arpaia punta il focus sulla comunicazione in questi tempi di crisi. Spetta all'autore argentino delineare il fatto che tutta la società è attraversata da tensioni e rotture che la investono aprendo a nuovi scenari: "il modello di diffusione delle informazioni ereditato dal Novecento, con il monopolio della verità della carta stampata e dei poteri economici che la finanziano è al tramonto. Il loro fallimento gli fa ripetere che è il fallimento della comunicazione in generale, ma è solo il momento prima di un cambio di paradigma in cui si imporranno nuovi modelli".

Emanuele Bellintani

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Scaricate, consultate e stampate gratuitamente Speciale Festivaletteratura firmato L'Altra Mantova. La versione cartacea sarà reperibile nei principali punti di interesse del Festivaletteratura.

 


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