Fede e letteratura. Dialogo tra Marcello Fois e Alessandro Zaccuri sull’intimo sentire del narratore
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- Creato 06 Settembre 2019
- Pubblicato 06 Settembre 2019
MANTOVA, 6 set. – Si parte dalla parola "fede" e il dialogo porta a un'indagine-confessione sul rapporto personale degli autori con la loro scrittura.
Un come, dove e perché condotto ieri pomeriggio presso il Seminario Vescovile da Simonetta Bitasi che ha coinvolto Marcello Fois e Alessandro Zaccuri in un dialogo a cui hanno fatto da sfondo le loro recenti pubblicazioni.
In "Pietro e Paolo" vive il forte legame di Fois con la sua Sardegna tra le righe di una storia che ha come protagonisti due amici, divisioni sociali e la terribile esperienza della prima guerra mondiale.
Il percorso scelto da Alessandro Zaccuri con il suo "Nel Nome" si dipana, tra senso religioso, arte e letteratura sul nome Maria e sulle figure femminili che ruotano intorno a Gesù.
Dal confronto animato da Simonetta Bitasi è emerso il rispetto di Fois per la fede "come situazione agita e non esibita senza sostanza" e la necessità per la scrittura di poter contare sull'intervento del lettore.
"Istruire le nuove generazioni è un dovere imprescindibile, un atto di fede nei confronti della possibilità di riscatto del nostro paese" ha affermato lo scrittore sardo.
Atto di fede, per Zaccuri, è anche leggere e saper ascoltare: "Non c'è nulla di più intimo della propria fede. E' davanti alla prova inattesa che ci si trova ad avere fede o fede in modo differente".
Considerazioni sensibili e spontanee sulla parola "fede" declinata in molteplici significati che hanno appassionato il pubblico che ha gremito l'Auditorium del Seminario Vescovile.
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