Ginzberg e Sassoon: la lezione del passato per capire come attraversare il ‘guado del presente’
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- Creato 05 Settembre 2019
- Pubblicato 05 Settembre 2019
MANTOVA, 5 set. – Un giornalista, Siegmund Ginzberg, uno storico, Donald Sassoon e tante analogie che emergono dai loro due libri, "Sindrome 1933" e "Sintomi morbosi", entrambi motivati dall'inquietudine generata in questi tempi dall'affermazione di movimenti sovranisti e xenofobi, dal declino della fiducia nelle istituzioni sovranazionali e da una incalzante rabbia sociale.
A sollecitare un attenta analisi delle analogie tra i due testi e in riferimento all'oggi, è stato Andrea Ranzato introducendo il dialogo con i due autori, "cittadini del mondo senza pregiudizio", ieri pomeriggio davanti al pubblico che gremiva la Basilica Palatina di Santa Barbara.
Se l'approdo conclusivo è simile, con tanti lati oscuri e poche luci, il percorso di raffronto tra quanto successo in passato - in epoche di crisi caratterizzate da crescite dei fenomeni di xenofobia coltivati da partiti politici - e la politica contemporanea è segnato dal forte declino generalizzato di quelle forze che hanno contribuito al progresso sociale ed economico postbellico.
""Continuare a essere in campagna elettorale non fa pensare alle reali necessità del paese. – ha sottolineato Ginzberg – Hitler arrivò al potere dopo una successione ravvicinata di elezioni in Germania e il suo successo si basò sull'odio verso un gruppo di immigrati (ebrei) con conseguente chiusura delle frontiere e la revoca della cittadinanza".
Per Sassoon non ci sono soluzioni semplici e popolari per evitare una deriva analoga: "Continuerà la mancanza di realismo politico. Paradossalmente, in questo mondo sempre più interconnesso, la politica è sempre più limitata all'ottica nazionale".
Qualche barlume di speranza? Concordi gli autori nell'indicare in una iniziativa politica di ampio respiro l'unica strada possibile per uscirne.
(GMP)
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