Quanto manca al collasso della terra? Le previsioni di Jorgen Randers e Luca Mercalli
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- Creato 08 Settembre 2013
- Pubblicato 08 Settembre 2013
MANTOVA, 7 set. - L'interesse scientifico per i problemi relativi alla sostenibilità dello sfruttamento delle risorse della terra è relativamente giovane.
La ricostruzione storica presentata in un Teatro Ariston tutto esaurito, dall'accademico norvegese Jorgen Randers e dal climatologo Luca Mercalli, ha indicato nel 1970 l'inizio dell'uso dell'espressione Dinamica dei Sistemi e fissato nel 1972 la pubblicazione dello studio Limiti dello sviluppo realizzato da un gruppo di studiosi del MIT su sollecitazione del Club di Roma fondato da Aurelio Peccei.
Le conclusioni a cui arrivarono gli esperti, tra questi c'era il professor Randers, prefiguravano gli effetti catastrofici dell'aumento della popolazione mondiale, dei consumi e dell'inquinamento su un pianeta di limitate dimensioni.
Accolto con scetticismo e dure critiche, il lungimirante documento è la pietra miliare della ricerca di soluzioni, per fermare l'inesorabile deriva degli effetti di uno sconsiderato sfruttamento delle limitate risorse e il suggeritore di una reale convergenza politica globale per affrontare sistematicamente il problema.
I numeri sono drammatici: in quarant'anni la popolazione mondiale è praticamente raddoppiata, si produce il doppio della CO2 che il pianeta può assorbire e se si continuerà a non fare niente per invertire la tendenza, non restano che una quarantina d'anni per raggiugere la fase critica del collasso.
Il libro di Jorgen Randers, 2052. Scenari globali per i prossimi quarant'anni, consente di fare il punto su come siamo giunti a queste condizioni e tenta di delineare il futuro globale da qui al 2052, aprendo spiragli di speranza in un ravvedimento collettivo e nell'elaborazione di soluzioni attuabili per fermare il disastro.
(g.m.p.)