Appalti di lavoro illeciti per pagare meno contributi, azienda mantovana del settore carni nei guai. La Gdf accerta 417 lavoratori irregolari impiegati sulla base di 19 appalti illeciti

GuardiaDiFinanza1MANTOVA, 20 giu. - I primi sospetti che qualcosa non tornasse sono nati a seguito di un'analisi effettuata dalla Guardia di Finanza di Mantova attraverso le proprie banche dati, dalla quale è emerso che un'azienda mantovana operante nel settore della macellazione e della lavorazione carni usufruisse di un numero di lavoratoti dipendenti non congruo rispetto al volume di affari dichiarato e, da lì, il sospetto che potesse aver fatto ricorso a somministrazione illecite di lavoratori per pagare meno contributi.

Sospetto confermato a seguito di una complessa e articolata attività d'indagine del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Mantova che ha portato alla luce una enorme realtà di lavoro sommerso, lavoratori irregolari, evasioni fiscali e appalti illeciti.

Al centro dell'indagine, come detto, un'azienda mantovana che opera nel settore dela macellazione e lavorazione delle carni e 7 cooperative che, nel tempo, attraverso contratti illeciti di appalto hanno fornito alla stesa azienda ben 417 lavoratori risultati irregolari sotto diversi aspetti. Inoltre, l'attività ispettiva delle Fiamme Gialle di Mantova ha permesso di verificare che l'azienda al centro dell'indagine, di fatto impresa appaltante, ha indebitamente detratto Iva per oltre 2,7 milioni di euro e una base imponibile sottratta a tassazione ai fini Irap per circa 6,1 milioni di euro; inoltre sono emerse anche violazioni direttamente a carico delle cooperative appaltatrici per omessi versamenti di ritenute per oltre 178mila euro, omessi versamenti Iva per oltre 215mila euro, omesse dichiarazioni di ricavi ai fini Ires per oltre 8,1 milioni di euro, nonché una base imponibile sottratta a tassazione ai fini Irap pari a oltre 3 milioni di euro.

In materia di lavoro, poi, in base a indici di rischio in base ai qualie alla Legge "Biagi", la Guardia di Finanza ha accertato l'ipotesi dell'appalto privo dei requisiti di legge, punita con una sanzione amministrativa complessiva pari a 950.000 euro, sia a carico dell'appaltante che delle pseudo imprese appaltatrici.

Nel corso dell'attività ispettiva è stato identificato il personale intento a lavorare le carni all'interno dei due stabilimenti dell'azienda, acquisendo dagli stessi tutte le informazioni utili in merito ai rapporti di lavoro con la società verificata.

Il successivo raffronto con gli elementi emergenti dall'analisi della documentazione acquisita, relativa agli anni dal 2014 al 2018, ha consentito di accertare che la società aveva proceduto a stipulare dei contratti d'appalto – illeciti – attraverso i quali era stata esternalizzata l'80% della forza lavoro, con il vantaggio per la società di abbattere i costi che sarebbero stati connessi alla gestione, in qualità di dipendenti, dei numerosi lavoratori.

Tale condotta, infatti, ha consentito alla società di non sostenere i costi relativi alla posizione contributiva dei lavoratori, formalmente assunti dalle cooperative ove sono stati inquadrati come soci lavoratori, per i quali sono previste ritenute contributive meno onerose rispetto a quelle di lavoratori dipendenti da una società.

L'azienda verificata, invece, ha contabilizzato le fatture emesse dalle cooperative in relazione ai contratti di appalto (illeciti) stipulati, detraendo indebitamente l'IVA afferente ai servizi resi dalle citate cooperative (l'indebita detrazione è connessa al fatto che, disconosciuti i contratti di appalto e ricondotti i servizi resi dalle cooperative nell'alveo delle prestazioni di lavoro, queste ultime non rientrano nelle prestazioni di servizi imponibili ai fini IVA) e deducendo altrettanto indebitamente i relativi costi ai fini IRAP paria 6,1 milioni, eludendo la normativa che, fino al 2015, prevedeva l'indeducibilità totale dei costi relativi ai lavoratori dipendenti.

L'uso abusivo e distorto dei contratti di appalto è emerso da taluni indicatori indiziari tipici di tale illecito fenomeno, individuati: nella mancanza del rischio d'impresa in capo alle società cooperative appaltatrici (in quanto tutti i maggiori investimenti erano stati realizzati dalla società verificata); nella gestione del personale che veniva effettuata direttamente dalla società di macellazione (la quale, fra l'altro, costituiva l'unica società cliente delle suddette cooperative); nella breve durata dell'operatività delle imprese appaltatrici (circa un anno); nell'irreperibilità degli amministratori delle stesse; nel fatto che alcune di queste sono state poste in liquidazione per mano di soggetti stranieri, peraltro anch'essi irreperibili; nell'inesistenza, presso la sede legale dichiarata, di uffici riconducibili alle cooperative e nella irregolarità delle relative posizioni fiscali.

In conseguenza dell'intervento della Fiamme Gialle, i lavoratori, ai sensi della stessa Legge Biagi, potranno ricorrere in sede civile per il riconoscimento del rapporto di lavoro dipendente in capo al macello mantovano, con conseguente ricostruzione della posizione contributiva e contrattuale effettivamente spettante.


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