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Tangenti per appalti nella sanità a Trento: sette arresti ai domiciliari, fra questi un mantovano
MANTOVA, 20 feb. - Compare anche un libero professionista mantovano fra i sette indagati nell'ambito di un'indagine della Procura di Trento su una presunta organizzazione con società intestate a prestanome e imprenditori specializzati nella commercializzazione di materiale sanitario. Organizzazione che, con la connivenza dei dipendenti dell'Azienda sanitaria, riusciva a pilotare le forniture di ricambi elletromedicali e di altri medicinali.
In tutto il gip ha firmato sette richieste di ordinanze di custodia cautelare agi arresti domiciliari e due misure cautelari di divieto di contrattare con la pubblica amministrazione nei confronti di due società : la Tecno Service di Roma e la Heka di Trapani.
Le misure cautelari sono state eseguite in Trentino Alto Adige, Lazio, Emilia Romagna e Lombardia con le squadre mobili e i comandi provinciali carabineri di Roma, Bolzano, Mantova, Pordenone e Brescia. In particolare sono 40 i capi di imputazione contestati ai sette indagati. Oltre al libero professionista mantovano, un respnsabile tecnico dell'ospedale di Merano, un dirigente della farmacia dell'ospedale di Merano, un tecnico dell'ospedale di Bolzano, un professionista trentino e il direttore tecnico e operativo di una multinazionale con sede a Roma specializzata nelle forniture elettromedicali. Sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere, rivelazione del segreto d'ufficio, turbata libertà degli incanti, frode in pubbliche forniture e corruzione aggravata.
L'indagine, piuttosto complessa, era iniziata nel 2016 condotta dalla Procura di Trento in collaborazione con la Squadra Mobile di Trento e i Carabinieri del N.O.E di Trento. Da quanto emerso dall'indagine, i dipendenti dell'azienda sanitaria coinvolti inviavano alle due società di comodo, per il tramite dell'imprenditore trentino, le offerte economiche ricevute dalle ditte invitate a partecipare alle gare, in modo che potessero offrire una cifra più bassa rispetto ai concorrenti per aggiudicarsi la commessa. Le due società coinvolte, oltre a vincere la gara, il più delle volte non consegnavano neppure il materiale o lo consegnavano in misura minore rispetto a quanto previsto in fase di aggiudicazione, così massimizzando i propri profitti a discapito della sanità altoatesina. I referenti dell'Azienda sanitaria erano destinatari di gran parte dei profitti derivati dai reati, mentre il resto del denaro era destinato all'imprenditore trentino e alle ditte aggiudicatarie.
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