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Le celebrazioni del 25 aprile a Ostiglia nel 72° Anniversario della Liberazione
OSTIGLIA, 23 apr. - L'Amministrazione Comunale e Assessorato alla Cultura di Ostiglia, nell'ambito delle manifestazioni del 25 aprile, 72° Anniversario della Liberazione, propongono eventi istituzionali e culturali in collaborazione con l'Associazione A.N.P.I. "Ugo Roncada" di Poggio Rusco e Lipu.
Lunedì 24 aprile, nella sede della Biblioteca Comunale, alle ore 17.00, il Prof. Giovanni Perrino (Presidente A.N.P.I. "Ugo Roncada"), presenta il racconto "Giulietta Rossignoli Chiavegato, staffetta partigiana delle Paludi".
Martedì 25 aprile, alle ore 15.30, nella Riserva Naturale Paludi di Ostiglia, è in programma la Camminata guidata sui sentieri della Resistenza, ripercorrendo la storia di Giulietta Rossignoli Chiavegato, staffetta partigiana: "La barca... la nebbia... il canto...".
L'evento è aperto a tutti, gratuito, e realizzato in collaborazione con A.N.P.I. Roncada e Lipu. Nell'occasione sarà scoperta una targa in memoria di Giulietta, nei pressi della sua storica abitazione.
Martedì 25 aprile, la celebrazione istituzionale prevede alle ore 10.00 il raduno in via XX Settembre davanti al Monumento all'Arma dei Carabinieri e la Cerimonia di Commemorazione dei Caduti con la posa della Corona di alloro; alle ore 10.30 la posa della Corona di alloro alla lapide dei Caduti della Resistenza nell'atrio del Municipio di via O.Gnocchi Viani.
Note biografiche su Giulietta.
GIULIETTA ROMEA ROSSIGNOLI in CHIAVEGATO (Isola della Scala 11 Luglio 1912 – Ostiglia 26 Maggio 1950)
Madre di sei figli, sposa di Zenone Chiavegato, Giulietta Romea Rossignoli visse la sua breve esistenza al confine fra il veronese e il mantovano, in una località dal nome melodico in quelle che oggi sono Le Paludi di Ostiglia: Ronchetrin Casin Bordin. Oltre che alla famiglia, Giulietta dedicò la sua energia ai partigiani, ai soldati sbandati dopo l'8 settembre 1943, braccati dai nazifascisti ed anche ai militari alleati fuggiti dalla prigionia che cercavano rifugio nelle paludi.
A quel tempo le valli erano ricoperte da fitti canneti e attraversate da piccoli corsi d'acqua e dai fiumi Tartaro e Tione. In tempi di pace ciò consentiva la pesca e piccole attività agricole.
La famiglia Rossignoli Chiavegato era poverissima e viveva della pesca che Zenone esercitava nelle valli. Giulietta conobbe presto i nascondigli degli antifascisti nelle paludi e decise di farsene carico accompagnandoli, aiutandoli a difendersi dalle imboscate. Si dice che si rivolgeva a voce alta al marito e ai figli per avvertire quanti si trovavano nei paraggi della casa nei momenti di pericolo urlando: "Para su l'oco bianco che è rivà l'oco nero".
La donna procurava il nutrimento come poteva, chiedendo agli agricoltori un po' di grano da macinare al di fuori della quantitĂ prevista dalla tessera annonaria. Quando ne aveva abbastanza, approfittando del buio notturno, con la barca del marito, risaliva controcorrente il Tartaro per recarsi al mulino di Gazzo Veronese il cui proprietario, tuttora vivente, ha confermato la complicitĂ nel macinare la farina di contrabbando. In tal modo riusciva a sfamare e a mettere in salvo quanti nelle paludi si rifugiavano.
Alla fine della guerra, ai coniugi Chiavegato fu concessa la medaglia garibaldina (una stella con l'effigie di Garibaldi), riconoscimento delle formazioni partigiane "per la causa della libertĂ per l'appoggio mediante prestazioni personali con offerte di viveri e occultamento di perseguitati, sfidando il pericolo" come si legge sul diploma redatto l'8 sett. 1947 dal Comandante Generale della Brigata d'assalto Garibaldi Gen. Fontana.
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