'La Corneliani non si tocca': la piazza si fa 'rossa' in difesa del lavoro. Palazzi : 'la città non va presa in giro'
MANTOVA, 26 feb. - "Voglio il mio lavoro alla Corneliani". Lo striscione su cui sono state scritte queste parole è appeso ai cancelli della Corneliani dal novembre scorso, il mese in cui il piano di rilancio dell'azienda si tradusse, in sintesi, in 130 esuberi.
Non si sa chi l'abbia scritto e il tempo, le intemperie l'hanno segnato e ieri anche lui, lo striscione, era in piazza Sordello insieme a centinaia di manifestanti che si sono riuniti, a distanza di sicurezza e con le mascherine, per dire no all'affossamento dell'azienda di moda e alla conseguente perdita dei posti di lavoro.
A citarlo, lo striscione simbolo di una lotta iniziata prima del Natale scorso e oggi viva più che mai, il segretario di Filctem Cgil Mantova Michele Orezzi: "La Corneliani - ha detto Orezzi - non è stata ammazzata dal Covid, ma da azionisti irresponsabili e manager incompetenti che hanno giocato a risiko sulla pelle degli operai. Dobbiamo essere chiari e dire a quei manager e a quegli azionisti che se ora vogliono andarsene, prima devono mettere i soldi, come avevano promesso".
Orezzi ha ribadito le richieste, ormai note, che le sigle sindacali unite stano portando avanti: "ricapitalizzazione - ha detto dal palco il segretario Filctem - e immediato ritiro del concordato in bianco. Il lavoro c'è, ci sono collezioni da finire e la fabbrica potrebbe ripartire domani". Altro punto fermo della mobilitazione è il presidio tuttora attivo davanti ai cancelli dell'azienda, presidio che "rimane - ha detto Orezzi - perché da lì non ci muoveremo fino a quando la fabbrica non ripartirà ". Una parola anche alla politica e ai politici: "Abbiamo bisogno di tutti - ha proseguito Orezzi che al termine del suo discorso ha avuto anche un breve dialogo con l'onorevole della Lega Andrea Dara, in piazza con il candidato sindaco del centrodestra Stefano Rossi - ma non siamo diponibili a offire vetrine. Chi vuole e può faccia qualcosa per la Corneliani e i suoi operai".
Prima del segretario Ficltem, sul palco sono saliti il presidente della Provincia, Beniamino Morselli, alcuni operai Rsu dell'azienda e il sindaco Mattia Palazzi. "Ho parlato con il Fondo proprietario della Corneliani - ha detto il sindaco - e ho chiesto loro di mettere 5 milioni di euro nell'azienda per dare cotinuità . La situazione è molto complicata, ma gli impegni presi vanno mantenuti, la città non va presa in giro. E dico la città perché la Corneliani è Mantova". Palazzi ha anche ricordato il cruciale appuntamento con il Mise del 15 luglio e ha detto di aver chiesto di "anticiparlo e, soprattutto, ho chiesto che al tavolo ci sia anche la proprietà , altrimenti risovliamo poco".
Anche il segretario generale di Cgil Mantova, Daniele Soffiati, che ha parlato anche per Cisl e Uil presenti in piazza, ha ribadito che "Mantova è già stata duramente colpita dalla crisi e non può permettersi di perdere altri posti di lavoro. La città e la provincia hanno già pagato un dazio molto pesante",
Il segretario provinciale di Uil, Paolo Soncini, non ha parlato dal palco ma ha ricordato: "Siamo in piazza per fare quadrato intorno alle lavoratrici e ai lavoratori Corneliani. Sono loro che ogni giorno con dignità portano avanti la produzione e le loro vite non possono essere sacrificate per interessi di profitto di manager, fondi e proprietà . Alla politica non chiediamo polemiche strumentali o attacchi al sindacato, ma una attenzione all'economia, la cui azione non può essere affidata al caso".
Emanuele Bellintani dell'associazione eQual, ha detto "esserci e far sentire alle lavoratrici e ai lavoratori che non sono soli è importante: la Corneliani sono loro, non i giochi di potere tra azionisti e manager vari. Le vite di chi sta lottando valgono più dei profitti di pochi".
Presente in piazza anche Marco Rossi di Potere al Popolo che dice: "Di fronte a questa crisi è necessario che lo Stato in tutte le sue articolazioni abbia il coraggio di intervenire concretamente: se gli azionisti e i manager sono incapaci o non hanno la volontà di mantenere la produzione, deve essere lo Stato ad intervenire con capitali e un piano industriale all'altezza con il controllo condiviso dai lavoratori."
(e.s.)