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Coronavirus, la storia del medico che ce l'ha fatta: 'Grazie a questa meravigliosa equipe'
MANTOVA, 03 apr. - L'epidemia di Coronavirus ha portato e sta portando con sé conseguenze drammatiche in termini di decessi, come riportiano tristemente nei bollettini quotidiani diffusi da Regione e ATS Valpadana.
Ma, per fortuna, sono sempre di più le storie di chi ce l'ha fatta. Come questa storia inviataci dall'Asst di Mantova sul dottor Riccardo Malaspina, responsabile della Terapia del dolore dell'azienda ospedaliera mantovana e duramente colpito dal Covid.
"Grazie a questa équipe meravigliosa ce l'ho fatta". Commuove lo sguardo di Riccardo Malaspina, responsabile della Terapia del dolore di ASST di Mantova, che sta combattendo la sua battaglia contro il Coronavirus. Uno sguardo nuovo quello del medico che parla dal letto della Terapia Intensiva, dove è ricoverato dal 17 marzo. Malaspina sta meglio ed è pronto per essere trasferito in un reparto a minore intensità , dove proseguirà il suo percorso di cura verso la guarigione.
Tutto è partito con qualche sintomo lieve, una febbricola che non lo abbandonava. Inizialmente la coesistenza di due virus, il dubbio sui sintomi. Poi il tampone, risultato positivo. L'ingresso in ospedale, prima in Malattie Infettive e il giorno seguente in Terapia Intensiva, il peggioramento rapido della situazione.
"Vuole tornare a lavorare, dobbiamo inserirlo nei turni, perché abbiamo bisogno di lui", scherza il collega Gian Paolo Castelli, direttore della Terapia Intensiva, Anestesia e Rianimazione, raccontando la sua storia. La storia di un medico che si ammala, con tutti i risvolti che questo cambio di ruolo comporta: "Inizialmente non ha voluto farsi intubare e lo abbiamo gestito con la ventilazione non invasiva. Poi, suo malgrado, ha dovuto cedere, perché le condizioni non miglioravano. Nella fase più grave abbiamo fatto ricorso alla terapia antiartritica. Ora lo rimetteremo in piedi, con l'aiuto dei fisioterapisti".
Riccardo Malaspina ricorda i momenti peggiori e poi la ripresa: "Pensavo che non ce l'avrei fatta. Invece eccomi qui. Ho capito che bisogna abbandonare l'idea di essere un professionista e diventare paziente a tutti gli effetti. Un atto di umiltà che permette anche di guadagnare tempo. Ho visto il personale del reparto lavorare in modo eccezionale. Mi sono messo con fiducia nelle loro mani".
Dal 25 febbraio il reparto di Terapia Intensiva, Anestesia e Rianimazione ha accolto 68 pazienti Covid, con una degenza media di 10 giorni e una mortalità di circa il 33 per cento. I letti per fare fronte all'emergenza Coronavirus sono in tutto 29.
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