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Operazione Hope contro la 'ndrangheta, fermata una donna mantovana ritenuta mandante di un pestaggio
MANTOVA, 29 nov. - Si è conclusa questa mattina all'alba l'operazione Hope dei Carabinieri del Ros, coordinata dalla Procura della Repubblica di Brescia, che ha portato all'esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti di nove persone ritenute responsabili di gravi episodi delittuosi compiuti anche con finalità mafiose e con finalità di agevolazione della cosca n'dranghetista Bellocco di Rosarno (Reggio Calabria).
Fra i fermati anche una donna mantovana, Marta Magri di 56 anni, che secondo gli inquirenti sarebbe stata la mandante di un pestaggio verificatosi fuori da una tabaccheria di Governolo nel giugno del 2018 ai danni del nipote della donna, pare per questioni legate a un'eredità .
In particolare, le indagini del Ros, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, si sono sviuppate attorno alla figura del calabrese Antonio Loprete, 56 anni, risultato essere organico alla cosca dei Bellocco, e, appunto, alla mantovana Marta Magri. Quest'ultima, consapevole della "caratura criminale - scrive la Procura di Brescia in una nota - del calabrese, chiedeva a questi il suo intervento per far compiere gravi azione intimidatorie contro il nipote e la cognata, per risolvere una controversia economica".
Dalle indagini è emerso come Loprete inizialmente avesse affidato l'esecuzione dell'azione intimidatoria al proprio nipote Francesco Corrao, secondo la Procura bresciana anch'esso organico alla consorteria criminale dei Bellocco, ma a causa dell'arresto subito da quest'ultimo il 24 gennaio 2018, per altra vicenda, "il sodalizio criminoso - si legge - era stato costretto a cambiare i propri piani". La sera stessa dell'arresto, Antonio Loprete insieme al figlio Giuseppe di 26 anni è partito dalla Calabria per la provincia di Mantova per eseguire in prima persona l'azione violenta, ma l'intervento della polizia giudiziaria ha impedito che ciò avvenisse. Visto il fallimento del piano, l'incarico di intimidire nipote e cognata viene affidato a due padovani, Fabio Campagnaro di 49 anni e Alberto Reale di 41 anni, soggetti secondo la Procura bresciana gravitanti nel mondo dei reati fiscali e finanziari, "assoldati dalla Magri - si legge nella nota - dietro pagamento iniziale di 3mila euro". Le indagini della Procura e dei Carabinieri documentano come i due padovani il 7 febbraio 2018 si fossero recati a effettuare un sopralluogo presso l'abitazione delle potenziali vittime a Bagnolo San Vito e le captazioni consentivano agli inquirenti di "acclarare come la volontà di portare a termine il piano criminoso fosse ancora esistente tanto da essere programmato per il successivo 14 marzo 2018; anche in questo caso, grazie all'intervento della polizia giudiziaria veniva sventato il pestaggio".
"Il 19 giugno 2018, improvvisamente e senza rilevare alcuna avvisaglia - si legge ancora nel comunicato - nel contesto delle indagini, il nipote della Magri ha subito un'aggressione violenta da parte di alcuni soggetti che, dopo averlo avvicinato mentre usciva da un tabaccaio a Governolo (MN), gli hanno provocato con pugni la frattura della mascella. Il giovane è stato ricoverato presso l'ospedale di Mantova dove è stato sottoposto ad un intervento di chirurgia maxillo facciale di ricomposizione con una prognosi iniziale di 40 giorni che si è protratta poi per ulteriori due mesi, con compromissione della dentatura".
Le indagini in breve tempo sono risucite a far emergere come la mandante del pestaggio avvenuto fuori dalla tabaccheria fosse sempre la Magri, con committenti Campagnaro e Reale insieme al veneto Roberto Bortolotto, mentre esecutori materiali del pestaggio sono stati individuati il moldavo Gheorgeh Lozovan di 42 anni e due albanesi: Eduard Keta, 35 anni, e Kleant Curri, 25 anni.
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