Cartiera, la Procura incarica un consulente per accertare natura e qualità del materiale stoccato

Mantova Cartiera CartaStoccata2MANTOVA, 11 mag. - Vicenda Cartiera Pro Gest: la Procura di Mantova ha incaricato un consulente tecnico per valutare e accertare natura e qualità del materiale stoccato nello stabilimento di via Poggio Reale "e - si legge nella nota inviata dalla Guardia di Finanza di Mantova che ha proceduto alla notifica del provvedimento emesso dalla Procura nei confronti degli indagati ai sensi dell'art. 360 del Codice di Procedura Penale - ogni altro materiale collegato, tra cui il percolato".

La vicenda giudiziaria collegata ala Cartiera di Mantova si arrichisce, quindi, di un altro capitolo.

Entrando nel merito dell'incarico conferito al consulente tecnico, questo prevede, si legge, "anche accertamenti finalizzati a constatare, tra l'altro: le caratteristiche tecniche dell'impianto esistente, le modalità di funzionamento e ogni altra struttura e/o impianto collegati, in particolare sia del depuratore che della discarica; le emissioni e immissioni su matrici biologiche ambientali (suolo, sottosuolo, acqua e aria) direttamente prodotte dall'impianto e i residui presenti sull'impianto, nonché la natura e qualità del percolato proveniente dalla discarica ovvero presente in altre zone dell'azienda, tra cui quelle vicino alle balle di carta da macero e alla fibra di carta oggetto di sequestro, verificando il potenziale o concreto inquinamento del suolo, dell'acqua e dell'aria, anche con riferimento a possibili fonti attive di inquinamento dipendenti dall'impianto".

Nel conferire l'incarico suddetto, la Procura della Repubblica ha anche evidenziato i capi di imputazione a carico degli indagati nei quali, tra l'altro, si contesta all'azienda "di aver avviato l'attività di produzione della carta in assenza delle previste comunicazioni (di inizio attività e di messa in esercizio relativamente alle emissioni in atmosfera) agli organi competenti nonché in violazione delle prescrizioni contenute nelle autorizzazioni relative alle quantità di materiale trattato dalla stessa (che, come materia prima secondaria, doveva essere di non oltre 50.000 tonnellate, invece superava di oltre 35.000 tonnellate la quantità ammessa al deposito)".

Sempre secondo quanto riportato dalla nota diffusa dalle Fiamme Gialle, "L'azienda avrebbe, inoltre, trattato il materiale in ingresso come materia prima secondaria, qualificabile, invece, per la gran parte, come rifiuto, tenuto conto delle impurità presenti superiori alla soglia consentita – fatto noto alla stessa anche per i controlli interni effettuati all'arrivo del materiale – e non risultando presente in azienda, documentalmente, alcuna quantità di "carta da macero/rifiuto" (che, in base all'autorizzazione rilasciata, non avrebbe comunque potuto essere superiore: per l'attività di stoccaggio, a soli 160 metri cubi di rifiuti/ 60 tonnellate; per l'attività di recupero, a 60.000 tonnellate annue, avendo versato, peraltro, una fideiussione corrispondente alle sole citate quantità autorizzate)".

La Procura, poi, ipotizza la conduzione dell'attività anche in violazione quanto autorizzato nei luoghi di deposito del materiale suddetto, poiché lo stesso era collocato anche in aree non autorizzate.

Per quanto riguarda il depuratore, sempre la Procura della Repubblica ha ipotizzato l'assenza di autorizzazione idonea al tipo di mandato in uso.

Inoltre "avendo l'azienda trattato e smaltito il percolato derivante dalle discariche realizzate senza le adeguate misure richieste, l'Autorità Giudiziaria ha ipotizzato la compromissione (inquinamento) delle acque del fiume Mincio, del suolo e del sottosuolo".

Il provvedimento è stato notificato, dai militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Mantova, anche alle parti offese, individuate nel: Ministero dell'Ambiente, in persona in Ministro pro tempore; Comune di Mantova, in persona del Sindaco; Parco del Mincio, in persona del Presidente pro tempore.


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