Coronavirus, il segretario dei Medici di Medicina Generale lombardi: 'Confusione sui dati diffusi, non vorremmo servissero a coprire una Caporetto'

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Italia Coronavirus Ospedale3MANTOVA, 28 mar. - Dall'inizio dell'emergenza coronavirus è evidente che in trincea ci sono medici e infermieri. E in trincea, purtroppo, si muore. Troppi medici, però, stanno pagando con la vita il loro impegno a salvarne altre colpite dal Covid-19. Molti sono medici di famiglia e di medicina generale. Proprio da Paola Pedrini, segretario della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (Fimmg) della Lombardia, regione devastata dall'epidemia, si alza l'ennesimo grido d'allarme.

"Non vorremmo - spiega all'Adn Kronos Paola Pedrini - che la confusione sui dati" dell'emergenza coronavirus "servisse a nascondere la responsabilità dei generali nella 'Caporetto' della sanità pubblica italiana".

Pedrini definisce "sempre più inattendibili" i numeri diffusi su Covid-19 ed esprime il timore che "traggano in inganno l'opinione pubblica". 

"Prima - prosegue - si facevano i tamponi solo ai ricoverati, da qualche giorno si fanno ai ricoverati e agli operatori sanitari sintomatici, che sono quasi tutti ovviamente positivi anche se con pochi sintomi. Questo ha creato un dato di positivi non ricoverati sul territorio che prima non esisteva, numeri falsi perché riferiti ai soli operatori sanitari e non alla popolazione intera". "A questi numeri possiamo eventualmente aggiungere qualche tampone di controllo ancora positivo fatto ai dimessi convalescenti - spiega -. Ci chiediamo se chi gestisce i numeri è solo incompetente, se vive in un universo parallelo o se ci sta marciando".

"Sta passando un messaggio sbagliato, veicolato anche da alcuni dirigenti delle aziende sanitarie: diminuiscono gli accessi al pronto soccorso, quindi la gente ha paura di andarci o i medici di famiglia li mandano troppo tardi. Chi di noi sta lavorando in prima linea non si può permettere il lusso della chiacchiera: è assolutamente chiaro che la gente ci andrebbe al volo in ospedale quando sta male, ma i servizi di emergenza urgenza non ce la fanno a garantire tutti i ricoveri perché posti comunque non ce ne sono: i letti non si liberano".


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