Elezioni Usa 2020, su economia e migranti tutti contro Trump

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Creato 28 Giugno 2019

Pubblicato 28 Giugno 2019

WASHINGTON, 28 giu. – Cresce il campo di scontro negli Stati Uniti in vista delle prossime elezioni: economia e politica migratoria in primis, ma anche la Cina, la Russia, i cambiamenti climatici. Con un nemico comune, Donald Trump.

Nel primo dibattito che da Miami ha dato il via alla lunga corsa verso al nomination per le elezioni presidenziali del 2020, nella notte italiana, i dieci candidati democratici si sono presentati all'America. E lo hanno fatto in maniera diversa: la favorita della vigilia Elizabeth Warren è partita forte, ma ha perso slancio con il passare dei minuti. Julian Castro ha mostrato brillantezza e carisma fino al termine, e con lui Cory Booker e Bill Di Blasio. Un po' più nell'ombra è apparso invece Beto O'Rourke.

Nella sua prima risposta, la senatrice Warren – rappresentante del Massachusetts – ha dato voce all'ala progressista del partito, dichiarando che con Trump l'economia si è inclinata in modo schiacciante verso i ricchi, ed ha parlato di "corruzione pura e semplice". "Abbiamo bisogno di attaccarlo a testa alta", ha detto facendo riferimento a quello che ha descritto come un sistema truccato. "E abbiamo bisogno di apportare cambiamenti strutturali nel nostro governo, nella nostra economia e nel nostro paese".

Altri candidati, però, secondo la stampa statunitense, hanno affrontato il tema con maggiore cautela: senza criticare Warren o altri avversari, la senatrice Amy Klobuchar del Minnesota ha suggerito un programma suggestivo (e ambizioso) che prevede, tra l'altro, lezioni universitarie gratuite o il trattamento dell'immigrazione clandestina in ambito civile e non penale.

Ma anche la Cina, la Russia, i cambiamenti climatici sono stati oggetto di discussione. Secondo Beto O'Rourke la minaccia maggiore per gli Stati uniti è rappresentata proprio dal cambiamento climatico, mentre Julian Castro si è focalizzato sulla sfida posta da Pechino. Bill de Blasio ha invece citato la minaccia della Russia che – ha detto – cerca di "interferire con la nostra democrazia". Poi, l'Iran. "E' stato un errore uscire dall'accordo sul programma nucleare con l'Iran. Ci ha posto in una situazione più pericolosa", ha affermato il senatore Cory Booker. E a lui ha fatto eco la senatrice Amy Klobuchar: "Siamo meno sicuri di prima", ha commentato, insistendo sulla necessità di negoziare un accordo migliore con Teheran. "Siamo sull'orlo di una guerra con l'Iran, che sarebbe molto più devastante e costosa di quella avvenuta in Iraq", ha precisato da parte sua Tulsi Gabbard.

Per tutti, l'obiettivo numero uno è comunque far fuori Trump dalla Casa Bianca.

(askanews)