Migranti, l'UE valuta ipotesi di piattaforme di sbarco regionali
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- Creato 28 Giugno 2018
- Pubblicato 28 Giugno 2018
BRUXELLES, 28 giu. – Nell'ultima bozza di conclusioni del Consiglio europeo, che si svolgerà a Bruxelles, vi è l'interesse per il nuovo concetto di "piattaforme regionali di sbarco" nell'ambito delle soluzioni a cui si sta lavorando per la crisi migratoria.
"Al fine di interrompere definitivamente il 'business model' dei trafficanti, impedendo così la tragica perdita di vite umane, è necessario eliminare l'incentivo all'imbarco per viaggi pericolosi. Questo richiede un nuovo approccio alle modalità di sbarco per coloro che sono salvati in mare nelle operazioni di ricerca e soccorso", si legge al punto 4 della bozza.
"In questo quadro – continua il testo -, il Consiglio europeo sostiene lo sviluppo della nozione di piattaforme di sbarco regionali, in stretta cooperazione con i paesi terzi appropriati ('relevant', ndr), e con l'Unhcr e l'Oim (l'Alto Commissariato Onu per i rifuguati e l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, ndr). Queste piattaforme dovrebbero permettere un rapido e sicuro espletamento delle procedure per distinguere fra i migranti economici e quelli che necessitano della protezione internazionale, nel pieno rispetto del diritto internazionale e senza creare un effetto di richiamo ('pull factor' ndr)", si legge ancora nella bozza.
Anche l'Unhcr sta lavorando, insieme all'Oim, a una proposta per creare, "dentro l'Ue e fuori", delle strutture che permettano uno "sbarco sicuro" dei migranti salvati nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare. Un'ipotesi che sembra molto simile a quella delle piattaforme regionali di sbarco.
In una lettera inviata dall'Alto Commissario per i Rifugiati, Filippo Grandi, alla presidenza di turno bulgara del Consiglio Ue il 18 giugno scorso, Grandi afferma, tra l'altro: "Io accoglierei con favore un'opportunità urgente di discutere con i governi interessati nuovi accordi operativi, dentro l'Ue e fuori, per assicurare sbarchi prevedibili e sicuri di coloro che vengono salvati in mare, effettuare l'esame delle domande di protezione internazionale, e realizzare soluzioni, anche attraverso la concessione dell'asilo, i ricollocamenti all'interno dell'Ue, i reinsediamenti o il rimpatrio per coloro che non hanno bisogno della protezione internazionale".
(askanews)